Le imprese italiane investono in Polonia

La Polonia è il paese più popoloso tra quelli che dal 1° maggio 2004 sono entrati a far Parte dell’Unione Europa (diventata un’Unione a 25). E’ dotato di notevoli risorse naturali, di un popolazione giovane e con un buon grado di istruzione, e con un sistema di leggi in continuo aggiornamento per il necessario adeguamento alle regole comunitarie.

L’ECONOMIA – Dal rapporto Paese elaborato dalle Ambasciate e Uffici Ice estero e relativo al I semestre 2004, emerge, che contrariamente a quanto sta avvenendo nell’Europa centro-occidentale, in cui i concreti segnali di ripresa si fanno ancora attendere, l’economia polacca sta reagendo meglio alla crisi economica registratasi a livello mondiale.Infatti la ripresa della Polonia, iniziata nel 2002, si è mantenuta su buoni livelli, facendo registrare il più alto tasso di crescita complessiva tra nuovi Paesi membri. Una parte consistente di tale crescita è attribuibile all’aumento delle esportazioni (la competitività dei prodotti polacchi – da sempre ad un ottimo livello qualità-prezzo – è stata favorita dalla svalutazione della moneta), della produzione industriale e dei consumi interni.

IL MERCATO INTERNAZIONALE E GLI INVESTIMENTI ESTERI– L’interesse della Polonia verso i mercati esteri si dirige principalmente e come è naturale immaginare, verso i Paesi europei, ma è bene evidenziare che la Polonia, per condizione geografica e storica, guarda oltre i confini ad Est dell’Europa per raggiungere Stati con cui condivide cultura e tradizioni e con cui quindi v’è maggiore affinità, come la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia etc. Ovviamente la vicinanza geografica unita alla facilità dei rapporti, viene utilizzata anche dagli operatori commerciali europei che, una volta localizzate le produzioni in Polonia, si rivolgono, con prodotti a prezzi sicuramente più competitivi, verso i mercati interni di tali Paesi. E sono proprio le PMI che investono in maniera crescente in Polonia, favorendo l’ingresso di tecnologie moderne e la creazione di nuovi posti di lavoro; fattore quest’ultimo importantissimo in un Paese dove persiste un elevato tasso di disoccupazione e dove forte è il divario, per quanto riguarda il tenore di vita, tra zone urbane e zone rurali (queste ultime destinatarie di massicci interventi dell’UE).Per quanto riguarda la capacità di attrarre gli investimenti esteri, la Polonia, dopo aver subito una fase decrescente, ha fatto registrare nel 2003 un’inversione di rotta, dovuta soprattutto al processo di privatizzazione avviato per alcuni settori – e per altri programmato – dal Governo polacco (si pensi ai settori cantieristico, siderurgico ed energetico – di quest’ultimo parleremo in seguito)

I RAPPORTI ITALIA-POLONIA – Analizzando la presenza italiana in Polonia, emerge subito la eterogeneità degli investimenti effettuati dalle nostre imprese: da un lato, troviamo i grandi nomi dell’imprenditoria italiana – come FIAT, Ferrero, Merloni, Unicredito etc.); dall’altro, invece, c’è la schiera dei medio – piccoli imprenditori che hanno costituito società, che guardano al mercato locale non tanto come destinatario finale dei propri prodotti, ma, come abbiamo visto, come luogo idoneo all’insediamento di unità produttive destinate a fornire i Paesi meno evoluti dell’Est. Gli investimenti italiani fanno collocare il nostro Paese al quinto posto tra i Paesi Investitori (al 1° posto troviamo la Francia, al 2° i Paesi Bassi, al 3° gli USA, al 4° la Germania). Molto apprezzati in Polonia sono i prodotti alimentari italiani e pertanto si stanno promuovendo iniziative volte a valorizzare le nostre produzioni agro-alimentari. Inoltre v’è da sottolineare che, grazie al programma comunitario SAPARD volto all’ammodernamento dei sistemi di coltivazione agricola ed ittica in determinati Paesi, tra cui appunto la Polonia, le imprese italiane produttrici di tecnologie nel settore alimentare possono avvantaggiarsi dei fondi messi a disposizione dell’Unione Europea. Inoltre, anche nel settore delle infrastrutture deve segnalarsi il massiccio intervento dell’UE che, con fondi strutturali ad hoc, punta alla costruzione o riammodernamento delle più importanti direttrici stradali e ferroviarie polacche; in questo ambito, quindi, l’industria italiana delle costruzioni, tecnologicamente avanzata, potrebbe trovare ampio spazio.

L’AMBIENTE E LE ENERGIE RINNOVABILI – Da un interessante  studio condotto dall’ICE di Varsavia nel 2003, è emerso che sin dall’inizio degli anni ’90 la Polonia ha registrato un notevole progresso nel settore della protezione dell’ambiente dovuto alla ristrutturazione dell’economia e al rafforzamento della politica ecologica. L’impegno, come nuovo Paese membro, è quello di raggiungere gli standard imposti dall’UE, entro date prefissate, frutto di accordi, in attesa delle quali sono stati individuati diversi periodi transitori a seconda dei settori (protezione dell’aria, gestione dei rifiuti, qualità dell’acqua, inquinamento industriale). In materia di fonti di energia rinnovabile, il Governo Polacco ha emanato un provvedimento che delinea la strategia dello sviluppo dell’energia rinnovabile, considerando che l’UE impose ai Paesi candidati (oggi i nuovi entrati) il dovere di utilizzo di fonti di energia rinnovabile al livello del 12% entro il 2010. Le principali fonti energetiche da considerare sono costituite dalle foreste (che costituiscono il 18,8 della superficie della Polonia, la legna da ardere a causa della limitata domanda rimane nelle foreste stesse); da quella eolica e da quella geotermale. I fondi messi a disposizione del settore ambientale sono sia di origine statale che comunitaria (dal 1° maggio 2004 sono anche a disposizione i fondi comunitari strutturali) e tutti mirano al sostegno degli investimenti infrastrutturali volti all’adeguamento agli standard comunitari del sistema industriale. Tra i programmi comunitari ricordiamo il SAPARD e il PHARE, nonché 6 fondi strutturali in cui sono state inserite le problematiche ambientali, tra cui il Programma operativo integrato dello sviluppo regionale (ERDF, ESF).   

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