Il WTO e le sorti del commercio mondiale

Ecco i punti salienti della sesta conferenza ministeriale del WTO che si chiude con un parziale successo (105)  Lo scorso dicembre, precisamente dal 13 al 18, si è tenuta la sesta conferenza ministeriale del WTO (World Trade Organization – OMC – organizzazione mondiale del commercio), che ha ricomposto la situazione di crisi a cui l’organizzazione era giunta con il fallimento del vertice di Cancun nel 2003, fissando le premesse per procedere nei negoziati inaugurati nel corso della IV conferenza del WTO tenutasi a Doha, in Qatar, nel 2001. IL WTO – Prima di procedere all’elencazione dei risultati raggiunti nell’ultima conferenza del WTO tenutasi ad Hong Kong, è imprescindibile compiere un passo indietro per spiegare brevemente il ruolo dell’organizzazione mondiale del commercio all’interno dell’economia globale, anche in considerazione delle attuali esigenze e aspettative dei Paesi emergenti. Il WTO nasce nel 1995 (in virtù dell’accordo di Marrakesh del 15 aprile 1994) a seguito di anni di trattative – meglio conosciute come “Uruguay Round” (1986-1994) – condotte dai Paesi membri del GATT (General Trade Agreement on Tariffs and Trade – 1947, accordo concluso subito dopo il secondo conflitto mondiale), in forza dei mutati meccanismi del commercio internazionale e della necessità di promuovere accordi settoriali che potessero regolare, attraverso un organismo internazionale,  tutto il sistema degli scambi internazionali (di beni, di servizi, anche con riguardo alla tutela della proprietà intellettuale – il GATT si interessava esclusivamente del commercio di beni). Il WTO viene così a sostituire il GATT, occupandosi di fissare le regole del commercio tra gli Stati che vi aderiscono a livello globale; l’organizzazione mondiale del commercio è in sostanza un forum che consente ai governi di risolvere problemi di carattere commerciale che possono affliggere alcuni settori economici e di giungere, dopo una fase di negoziazione, a siglare accordi, eliminando così i conflitti insorti e potenziali. Se da un lato, lo scopo degli accordi è quello di tutelare gli operatori commerciali, facilitando gli scambi economici a livello globale, dall’altro, lo scopo dei Governi è di raggiungere prefissati obiettivi di carattere sociale ed ambientale. LE CONFERENZE MINISTERIALI – Alla IV conferenza del WTO tenutasi a Doha, Qatar, nel 2001 è stato concordato un nuovo ciclo di negoziazioni (un nuovo Round) che, coordinate dal Trade Negotiations Committee (TNE), interessano diversi settori (primo tra tutti l’agricoltura), avendo come obiettivo primario il riequilibrio tra le forze economiche dei Paesi sviluppati e dei Paesi in via di sviluppo (developing countries), intervenendo per migliorare l’accesso al mercato da parte di tutti gli operatori e di ridurre tutti sussidi statali (alle esportazioni, ma non solo) che creano distorsioni alla concorrenza. In realtà il cammino dell’Organizzazione non è stato scevro da intoppi negli ultimi anni: è doveroso ricordare come nel 2003 la V Conferenza tenutasi a Cancun si sia chiusa con un nulla di fatto: non si raggiunse infatti l’accordo su alcuni comparti del settore chiave dello sviluppo dell’economia mondiale, ossia l’agricoltura, che costituisce primaria fonte di ricchezza per i Paesi in via di sviluppo e che caratterizza ancora parte dell’economia dei Paesi sviluppati, determinando lo stallo nelle trattative anche in altri ambiti denominati “Singapore issues” (investimenti, concorrenza, appalti pubblici e facilitazioni per il commercio). In realtà la Conferenza Ministeriale di Cancun è stata l’occasione per comprendere, senza ombra di dubbio, la maggiore “forza contrattuale” che possiedono i Paesi emergenti (si pensi all’India e al Brasile) come altri Paesi (si pensi ai paesi africani) che si fanno portavoce degli interessi di una cospicua parte dei paesi aderenti al WTO (si spera non con l’obiettivo di creare un fronte di “lotta” nei confronti del gruppo USA- UE che condurrebbe allo stallo perenne delle trattative, pericolo questo per ora scampato come si dirà in seguito). Dopo Cancun e la presa di coscienza dell’importanza della sede negoziale rappresentata dalle conferenze Ministeriali si è giunti alla approvazione del c.d. “July package”, ossia un testo frutto dell’accordo raggiunto il 1° Agosto dal Consiglio Generale contenente le linee guida per riprendere e portare a termine gli impegni presi a Doha nel 2001 (Doha Agenda Work Programme) e fortemente sostenuti anche in questa sede. HONK KONG – DICEMBRE 2005 – Sulla scorta degli obiettivi fissati dal Consiglio Generale, si è tenuta ad Hong Kong lo scorso dicembre, come dicevamo in premessa, la VI Conferenza Ministeriale a conclusione della quale sono stati raggiunti alcuni accordi – in realtà non molto soddisfacenti per i Paesi in via di sviluppo –  anche su materie che avevano determinato il fallimento della precedente conferenza (“Singapore issues” e agricoltura).  I punti salienti del documento finale adottato lo scorso 18 dicembre sono i seguenti: i paesi sviluppati hanno assunto l’obbligazione di eliminare i sussidi alle esportazioni agricoli entro il 2013 (inizialmente si parlava del 2010), contestualmente impegnandosi a ridurre le altre forme di sussidi statali al settore agricolo; per quanto riguarda il settore del cotone, viene prevista per la fine dell’anno in corso l’eliminazione dei sussidi all’esportazione, oltre a concedere al cotone importato dai Paesi meno sviluppati un ingresso duty-free negli altri paesi (nulla si dice a proposito dei sussidi statali concessi alle imprese, problema sollevato da alcuni paesi africani relativamente ai sussidi USA concessi alle imprese statunitensi operanti nel settore agricolo); in generale i Paesi sviluppati devono consentire le importazioni senza l’onere dei dazi doganali e l’accesso libero al mercato per almeno il 97% dei prodotti provenienti dai paesi meno sviluppati, i c.d. LDCs (least-developed countries); i Paesi membri si impegnano a promuovere lo sviluppo e la cooperazione economica con i Paesi meno sviluppati con l’obiettivo di favorirne l’integrazione nel sistema del commercio mondiale. Anche il settore dei servizi (disciplinato dal GATS – accordo generale sul commercio dei servizi) necessita di un processo che lo conduca ad una completa liberalizzazione, a tal fine si sono fissate le date per i lavori che dovrebbero concludersi entro ottobre 2006; non è stata posta alcuna obbligazione in questo ambito a carico dei LDCs.

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