Ombre sinistre sulla strada di Obama – J.F. Kennedy e Martin Luther King incombono sulla stella Obama

(da “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 3 Settembre 2008 – Prima Pagina)

di Gaetano Chianura

Los Angeles,  August 29, 2008

DOVE LO PORTERÀ LA SFIDA AI “SIGNORI” DEL PETROLIO?
– J.F. Kennedy e Martin Luther King incombono sulla stella Obama –

Chi tocca i fili muore!

Ma il primo candidato afro-americano alla presidenza degli Stati Uniti non sembra granché preoccupato dell’allarmante lista di vittime che hanno tentato di interferire con i sistemi di potere legati alle fonti di energia e in un discorso appassionato, carismatico, nel tripudio di una folla di 85mila persone, lancia la sua sfida alle grandi lobbies mondiali.
Il discorso con cui il candidato del partito democratico ha consacrato  a Denver la sua investitura è troppo coraggioso per non creare nella gente la sensazione di assistere a un momento storico.
Il record di quasi 40 milioni di persone incollate al video (l’insediamento di John Kerry nel 2004 totalizzò la metà dell’audience!)testimonia l’unicità dell’evento, che ha praticamente svuotato le strade delle città americane; ma in più  Barak Obama ha voluto rendere storico il suo discorso collegando a più riprese le sue vicende personali e politiche alle gesta e alle ambizioni di John F. Kennedy e Martin Luther King, due personaggi tra i più rappresentativi e carismatici della storia americana. Non sorprendentemente, era sempre il 28 agosto quando nel 1963 il pastore battista al Lincoln Memorial di Washington, davanti ad una folla di 300.000 persone, proponeva agli americani con il leggendario slogan (…I have a dream…) il suo ambizioso sogno di un Paese non più diviso dalle discriminazioni razziali.

Così anche Obama butta sul tavolo le sue carte e dettaglia le misure concrete con cui intende realizzare gli ambiziosi obiettivi del suo mandato; – “…non possiamo credere così debolmente nel futuro…” – dice alla fine citando la Bibbia il carismatico e supertelegenico oratore (sorprendente è la somiglianza con l’attore Denzel Washington) – e per questo è prioritario restaurare la fiducia degli americani, far rivivere “il sogno americano”. Per Obama pertanto gran parte delle risorse statali dovrebbero essere impiegate per ripristinare il potere di acquisto delle famiglie, per dare più stabilità ai posti di lavoro, garantire la formazione scolastica e universitaria, assicurare le pensioni e le prestazioni sanitarie gratuite, garantire una pace sociale stabile e priva di discriminazioni razziali, religiose o basate sulle preferenze sessuali.
Tutto questo drenando risorse dai corposi stanziamenti per la difesa, o meglio dalle guerre che Obama considera sprovvedute iniziative delle due amministrazioni Bush alla ricerca di fonti esterne di approvvigionamento di petrolio, iniziative compiute peraltro trascurando impellenti esigenze di sicurezza internazionale contro il terrorismo(Al Qaida) e di pace internazionale(Georgia).
Obama anela alla realizzazione entro 10 anni dell’indipendenza americana dal petrolio del Medio Oriente, favorendo lo sviluppo di energie alternative, del nucleare sicuro, finanziando progetti di ricerca delle case automobilistiche volti al risparmio energetico; il tutto accompagnato da drastiche restrizioni dei superprofitti e dei privilegi delle grandi compagnie che delocalizzano le produzioni all’estero, che sfruttano i paradisi fiscali, che beneficiano dei tagli fiscali garantiti dalle amministrazioni Bush e subito da revocare.
Mc Cain, il candidato repubblicano, poche ore dopo ha immediatamente rubato la scena al superfavorito Obama (le statistiche registrano un’impennata dei suoi consensi dopo la Convention di Denver), levando il velo sull’ancora incerto nome del candidato vicepresidente dei republicans. A sorpresa una donna priva di rilevante esperienza politica, la giovane governatrice dell’Alaska Sarah Palin, pronta a catturare il maggior numero dei voti delle donne che hanno votato Hillary Clinton. E perché no pronta a far valere il background acquisito quale Presidente della ‘Alaska Oil Gas Conservation  Commission, e in genere la sua rilevanza in Alaska, territorio le cui riserve petrolifere Mc Cain intende subito sfruttare per pareggiare l’attacco di Obama sulla debolezza e dipendenza dell’America sul versante energetico.
Il dubbio c’è. I poteri forti del globo permetteranno a Obama di attuare questa deriva quasi “anticapitalistica”? Qualcosa in più al riguardo si inizierà a comprendere con la convention repubblicana iniziata lunedì a S. Paul mentre l’uragano lasciava New Orleans. L’America è sempre ricca di colpi di scena.

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