Economia: i progetti europei per la Puglia

La strada intrapresa dall’Unione Europea nel 2000, durante la sessione straordinaria del Consiglio di Lisbona, per perseguire gli obiettivi di sviluppo del territorio europeo al fine di predisporre il passaggio a un'economia competitiva, dinamica e basata sulla conoscenza da realizzarsi entro il 2010, dopo una fase critica, quasi di impasse, ha subito una vera e propria azione di rilancio nel 2005, quando la “strategia di Lisbona” (dal luogo scelto per la sessione del 2000) è stata concentrata su due elementi essenziali: l’occupazione e la crescita (Jobs and Growth). Il monitoraggio degli stati di avanzamento della Strategia di Lisbona è continuo (si attende per dicembre 2006 il rapporto 2007 sulla Strategia di Lisbona): in particolare lo scorso 25 ottobre la Commissione europea ha presentato il rapporto sullo stato di avanzamento dell'attuazione del Programma Comunitario relativo proprio alla detta Strategia: dai dati emerge che a luglio 2006 l'esecutivo europeo ha adottato 75 delle 102 azioni concordate. Il Parlamento europeo e il Consiglio – si legge nel comunicato della Commissione – dovranno ora adottare queste proposte nel più breve tempo possibile. Il rapporto della Commissione viene presentato in parallelo ai rapporti nazionali sullo stato di attuazione che molti Stati Membri, tra cui l'Italia, hanno adottato. Il Consiglio dei Ministri ha approvato infatti lo scorso 19 ottobre il Rapporto sullo stato di attuazione del Programma Nazionale di Riforma (PNR) 2006-2008. Il PNR, noto anche come PICO (Piano per l'Innovazione, la Crescita e l'Occupazione) mira alla realizzazione degli obiettivi della Strategia di Lisbona – crescita e occupazione – e individua un insieme di strumenti che tendono a migliorare le performance del nostro Paese. Per quello che in questa sede interessa, ossia il rafforzamento dei progetti in Puglia, vediamo che nel PNR vengono riservati fondi per la realizzazione di azioni di consolidamento del Distretto tecnologico pugliese high-tech nei settori delle Nanoscienze, Bioscienze, Infoscienze: sono infatti previsti interventi di rafforzamento infrastrutturale della ricerca e del trasferimento tecnologico su materiali, tecnologie e dispositivi miniaturizzati per applicazioni nei settori della fotonica, elettronica, biotecnologie e diagnostica di nuova generazione; sviluppo di una piattaforma per la formazione pre- e post-laurea nelle discipline scientifiche rivolta al bacino euro-mediterraneo etc. (importo: 15 mln di euro); altri fondi ( 6 mln di euro) per la realizzazione di azioni preparatorie per un Distretto biotecnologico: si opererà per la messa in rete di laboratori pubblico-privati col fine di promuovere l’innovazione in settori cardine per il miglioramento della qualità della vita in ambito regionale (ambiente, sanità, agro-alimentare); infine si punterà alla realizzazione di azioni preparatorie per un Distretto meccatronica pugliese: si mira a stimolare e sostenere l’innovazione nei settori portanti dell’economia regionale (meccanica, tessile, mobili) ed in alcuni settori emergenti (meccatronica, nanotecnologie applicate alla produzione) mediante lo sviluppo di tecnologie trasversali ai sistemi di produzione (automazione, robotica, controlli,metrologia) e tecnologie settoriali (importo 2 mln di euro).

DOCUMENTO STRATEGICO REGIONALE – La Puglia ha approvato lo scorso 1° agosto il Documento Strategico Regionale (in sigla DSR) che, muovendosi sempre all’interno degli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona, individua le linee di intervento per lo sviluppo della nostra regione, anche in termini di competitività su scala internazionale. In tema di impresa ci soffermiamo proprio sull’analisi della crescita nell’export riportata dal DSR dalla quale emerge che il grado di apertura della Puglia (export/PIL) pur essendo cresciuto costantemente e significativamente per tutti gli anni ’90, è ancora ad un livello modesto (10,2% anno 2004), inferiore rispetto alla media nazionale di circa 10 punti e nel periodo 2000-2004 la performance è stata peggiore rispetto all’intero Mezzogiorno. I settori che avevano trainato l’export regionale negli anni ’90, calzaturiero tessile-abbigliamento e salotto, hanno conosciuto dal 2001 una fase di declino, e il mercato di riferimento per il collocamento dei nostri prodotti rimane quello dell’Unione Europea per oltre il 60% dei prodotti. Anche l’internazionalizzazione produttiva si è attestata su valori piuttosto bassi: solo il 4% delle imprese ha avviato processi di internazionalizzazione (si tratta di decentramento di alcune fasi della produzione nei Balcani, Albania in primo luogo, nell’Europa Centro-orientale, in alcuni Paesi asiatici (Cina) e più marginalmente negli USA. Le prospettive per il futuro, almeno fino al 2013, se non si inverte l’attuale tendenza, non sono certo esaltanti, si tratta in tutti gli ambiti di modesti recuperi, sia a livello della ricchezza pro-capite che a livello di occupazione. Ecco perché occorre ripartire dagli elementi che costituiscono, dall’analisi riportata nel DSE, la sfida per il futuro: numero elevato di giovani con livello di istruzione medio-alta; sistema di imprese minori diffuso da sostenere con politica economica mirata; patrimonio ambientale artistico e storico diffuso su tutto il territorio; un sistema regionale di offerta di formazione ed innovazione; maggiore attenzione della PA alla sperimentazione di modelli innovativi di governo associato del territorio; collocazione geografica strategica della Puglia sia per quanto attiene le relazioni con l’area Balcanica che per gli scambi commerciali e non con il bacino del Mediterraneo in vista della creazione nel 2010 di una Free Trade Area, area di libero scambio del Partnerariato Euro-Mediterraneo. Proprio in queste direzioni, all’interno dei Progetti-Paese che la regione Puglia ha individuato come prioritari per le sue strategie nello scenario geo-politico del Mediterraneo ci sono due progetti speciali (o bilaterali): uno Italia-Egitto e l’altro Italia- Albania. Senza tralasciare chiaramente le esigenze di rafforzare la cooperazione con i Paesi dei Balcani occidentali (Montenegro, Croazia etc.) nonché con i Paesi dal 2007 membri dell’UE come Bulgaria e Romania e quelli che lo saranno in futuro come la Turchia.

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