Mediterraneo e ruolo dell’Unione europea

Il ruolo dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo si sta rivelando sempre più strategico per l’economia dell’Unione Europea, ed in special modo per quella italiana, vista anche la preferenziale posizione geografica di cui il nostro Paese naturalmente gode. L’obiettivo che si intende raggiungere con i Paesi del MEDA (ossia i dodici Paesi della sponda Sud Orientale del Mediterraneo, tra cui Tunisia, Marocco, Giordania, Egitto etc., che rientrano nel programma comunitario MEDA II disciplinato dal reg. CE 2698/2000)è quello di creare, attraverso una graduale liberalizzazione degli scambi commerciali, una zona di libero scambio nel 2010. In tal modo si costituirebbe una delle free trade areas più importanti del mondo con circa 600-800 milioni di consumatori. Il processo di partnerariato euro-mediterraneo è stato inaugurato a Barcellona nel 1995; nella dichiarazione sottoscritta dai Ministri degli Esteri dell’Unione Europea e dei Paesi dell’area mediterranea interessati, sono stati individuati i tre piani di intervento: la creazione di uno spazio comune di stabilità e pace, l’instaurazione di un’area di libero scambio attraverso un partnerariato economico e finanziario ed infine l’avvio di un processo di riavvicinamento tra le diverse culture per favorire l’integrazione tra le popolazioni. E’ del tutto evidente che per raggiungere tali obiettivi appare imprescindibile una trasformazione strutturale dei Paesi del Mediterraneo, sia attraverso processi interni di riforma economica sia attraverso l’eliminazione delle protezioni doganali tra i Paesi partner. In quest’ultima direzione si muovono l’accordo concluso tra Tunisia e Marocco che condurrà alla progressiva riduzione dei dazi sui prodotti nel 2007 e l’accordo di Agadir tra Egitto, Giordania, Tunisia e Marocco per la creazione di un’area di libero scambio.

I TRASPORTI MARITTIMI – Come si può facilmente intuire le vie del mare costituiscono un enorme risorsa per i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, i quali affidano al trasporto marittimo la maggior parte degli scambi commerciali (si pensi che nel 2000 il trasporto delle merci MEDA-UE è avvenuto per via marittima per il 74% sul totale degli scambi e che sono ben 58 i grandi porti commerciali dell’area MEDA). Quindi lo sviluppo dell’intera area dovrà necessariamente passare per il potenziamento infrastrutturale (creazione di un sistema efficace di trasporti, sviluppo delle tecnologie e delle telecomunicazioni), al quale si dovrà affiancare l’armonizzazione normativa in materia di trasporti, energia e telecomunicazioni. Il coordinamento dei vari sistemi di trasporto terrestre(ferroviario e su strada), marittimo e aereo dovrà creare percorsi senza soluzione di continuità, pertanto in questo senso si dovranno muovere tutte le autorità nazionali, snellendo i vincoli procedurali e burocratici relativi alla partenza e all’arrivo delle navi, allo sbarco e imbarco delle merci, informatizzando completamente i sistemi portuali e dotando questi ultimi di infrastrutture in grado di agevolare il trasporto multimodale (ossia l’abbinamento di diverse modalità di trasporto: ad esempio merci che giungono dal Canada in Germania in aereo arrivano via terra al porto di Bari e proseguono per l’Egitto via mare). Inoltre si dovrebbe puntare al potenziamento delle c.d. ”autostrade del mare”, ossia quei percorsi che collegano i porti del Mediterraneo facilitandone il coordinamento, vista anche la comodità data dalla frequenza di approdi, dalla rapidità dei trasporti, oltre che da un sempre crescente interesse del “popolo dei croceristi” per le destinazioni turistiche presenti nei Paesi MEDA.

I RAPPORTI COMMERCIALI CON L’UE – Francia Germania e Italia sono i principali partner commerciali europei dell’area MEDA, a cui è destinato il 60% dell’export complessivo dell’Unione, e assorbono il 70% delle importazioni provenienti dai Paesi MEDA. I prodotti energetici (petrolio e gas naturale) hanno fatto registrare un crescente incremento dal 1995; gli altri prodotti oggetto di scambi sono i macchinari e mezzi di trasporto e i prodotti dell’industria manifatturiera (in particolare tessili e abbigliamento). Se i Paesi Meda registrano un deficit nella bilancia commerciale per quanto riguarda le merci, dobbiamo comunque considerare che vi è una compensazione invece nei servizi, grazie, come si diceva in precedenza, alle entrate derivanti dai flussi turistici, specie nei Paesi del Maghreb (Tunisia, Marocco, Algeria), seguiti dalla Turchia che da sola registra ottime performance.L’Italia ha registrato un aumento del 60% delle esportazioni verso i paesi MEDA, ed in particolare verso Tunisia, Marocco, Turchia, Algeria e Siria. La Turchia comunque rimane il Paese di sbocco principale dei nostri prodotti, esso infatti assorbe circa un quarto della nostre produzioni esportate nell’area, un dato, questo, in continua crescita.

IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI – All’accresciuto interesse verso i Paesi MEDA è corrisposta una rimodulazione degli interventi statali a sostegno della internazionalizzazione delle PMI: è stata infatti destinata ad investimenti realizzati in quest’area parte dei fondi messi a disposizione dei progetti di partecipazione della SIMEST. In particolare sono stati approvati 54 progetti ed i settori principalmente interessati sono stati l’edilizia-costruzioni (Tunisia, Marocco, Algeria, Israele, Turchia ed Egitto), i servizi (Malta Tunisia, Egitto), la gomma-plastica( (Egitto Turchia, Tunisia) il tessile – abbigliamento (Tunisia), l’agro-alimentare (Marocco, Tunisia, Turchia); oltre ad altri settori, quali quello del legno-arredamento, turistico – alberghiero, meccanico-elettromeccanico. Di recente (2003) è stato istituto il fondo di venture capital FINMED che ha come obiettivo quello di sostenere prioritariamente gli investimenti delle PMI meridionali attraverso l’acquisizione da parte di SIMEST di quote di capitale di rischio in imprese miste, costituite o da costituire, nei Paesi dell’area MEDA.

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