Pmi e cooperazione europea

 

Il 9 maggio, festa dell’Europa, l’ITIS Marconi, grazie all’encomiabile dinamismo dei suoi docenti, ha ospitato per un innovativo convegno il delegato dell’Unione Europea Michela Beati, che ha illustrato le enormi opportunità che possono scaturire per i giovani meridionali dal contatto con le istituzioni europee. L’assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli magistralmente ha invece rappresentato come la cooperazione internazionale, piuttosto che porsi solo al servizio delle lobbies economiche,  sia un fondamentale obbligo di civiltà e giustizia nei confronti dei vicini Paesi poveri, anche per evitare migrazioni forzate determinate dai conflitti interetnici, dalle persecuzioni politiche, dalla fame.Dovendo rappresentare, nel corso dello stesso evento, la prospettiva della cooperazione dal punto di vista delle imprese, non ho potuto evitare di denunciare la grande impreparazione culturale delle imprese a rapportarsi con le problematiche della cooperazione internazionale e delle questioni internazionali in genere.Se infatti consideriamo la capacità delle nostre micro imprese e piccole imprese (con numero di  addetti inferiore a 49) ad operare commercialmente con l’estero scopriamo che, pur esse costituendo la maggior parte del tessuto imprenditoriale del nostro Paese (circa il 90%), esse realizzano un fatturato molto basso rispetto ai volumi realizzati dalle medie e grandi imprese (che rappresentano in Italia la restante parte). Le ragioni di tale difficoltà possono essere rintracciate, da un lato, nella mancanza di organizzazione interna adeguata alla strutturazione di progetti di espansione all’estero, date le ridotte dimensioni e l’esiguità dei mezzi finanziari, ma, dall’altro, nella mancata conoscenza di iniziative nazionali e comunitarie di sostegno a progetti di collaborazione con partner esteri, che dovrebbero essere pubblicizzate dalle organizzazioni (pubbliche e di categoria) presenti sul territorio (specie al Sud).

1° GENNAIO 2007 – LA COOPERAZIONE EUROPEA – Le misure a sostegno della cooperazione promossa dalla Unione Europea ha trovato nei programmi Phare, Tacis e Meda un ottimo volano di sviluppo per le imprese europee che hanno avviato così forme di collaborazioni commerciali con partner esteri, così anche sono state un’ottima opportunità per le associazioni di categoria e i loro iscritti, sempre all’interno d iniziative strutturate e finanziate dall’Unione Europea. Dal 1° gennaio 2007 il quadro normativo di riferimento a livello europeo è variato, perché sono entrati in vigore nuovi regolamenti comunitari che hanno modificato la struttura dei programmi di cooperazione, variandone anche la denominazione. Stiamo parlando del programma finanziario IPA di assistenza pre-adesione – Regolamento (CE) n. 1085/2006 – e dell’ENPI – strumento europeo di vicinato e partenariato – Regolamento (CE) n. 1638/2006 – (si pensi al Progetto Meda, rivolto alla collaborazione con i Paesi del bacino del Mediterraneo, oggi sostituito appunto dal programma ENPI che prevede per il periodo 2007-2010 lo stanziamento € 343, 3 milioni di euro). I due programmi sono finalizzati al coinvolgimento di Paesi extra UE diversi: infatti il programma IPA si rivolge a quei Paesi che hanno formalizzato la loro richiesta di ingresso nell’UE e per i quali sono in corso trattative per la loro adesione, da distinguersi ulteriormente in “Paesi candidati” (come Turchia, Croazia ed ex Repubblica Jugoslava di Macedonia), e “Paesi potenziali candidati” (come Albania, Bosnia Erzegovina, Serbia e Montenegro); il programma ENPI, andando a sostituire due precedenti programmi, da una parte, ex TACIS, comprende alcuni dei Paesi beneficiari (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Federazione Russa, Georgia, Moldova e Ucraina) e, dall’altra, ex MEDA (Algeria, Autorità Palestinese della Cisgiordania a di Gaza, Egitto, Israele, Libano Libia, Marocco, Siria e Tunisia). I progetti finanziabili dal programma IPA sono finalizzati al raggiungimento dell’aquis comunitario, ossia a rendere quanto più conformi le discipline e gli standard legislativi e amministrativi dei Paesi candidati o potenziali candidati a quelli dei Paesi dell’Unione Europea, facilitandone quindi il formale ingresso: si punterà al consolidamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto, a promuovere le riforma della Pubblica Amministrazione, a realizzare le riforme economiche, il rispetto dei diritti dell’uomo e delle minoranze, a favorire lo sviluppo della società civile, la riconciliazione e la ricostruzione, lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà, sostenendo quindi tutta una serie di misure riguardanti lo sviluppo istituzionale. I progetti finanziabili con il programma ENPI dovranno puntare a promuovere il dialogo politico e la riforma in campo politico così come il ravvicinamento delle legislazioni verso standard più elevati in tutti i settori. Anche in questo caso come per il programma IPA, si promuoverà lo Stato di diritto, rafforzando l’efficienza della Pubblica Amministrazione, lo sviluppo regionale e locale, oltre che la promozione e la tutela dei diritti dell’uomo e delle minoranze, incentivando lo sviluppo dell’economia di mercato attraverso misure finalizzate a sostenere il settore privato, per promuovere lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà, per sostenere la cooperazione amministrativa al fine di combattere la frode e l’evasione fiscale; per la gestione efficace delle frontiere, per la promozione della cooperazione nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti.