Le relazioni commerciali tra Italia e Brasile

 

Abbiamo dedicato un’attenta analisi al Brasile e al suo sistema Paese già nel 2004, ne riesaminiamo oggi le grandi potenzialità anche alla luce della lodevoli iniziative promosse dal Presidente della Camera di Commercio di Bari, On.le Luigi Farace, che ha incontrato di recente l’Ambasciatore del Brasile in Italia allo scopo di creare un ponte di dialogo e collaborazione commerciale tra i nostri imprenditori, specie operanti nel settore dell’agro-alimentare, e gli imprenditori brasiliani. Il Brasile è il Paese che attira maggiormente gli investimenti esteri stranieri – IDE – rispetto agli altri Paesi dell’America Latina e dell’area caraibica (si stima circa il 40% degli IDE che interessano l’area, in larga parte provenienti da Paesi europei, oltre che, come è facile immaginare, dagli USA). 

RAPPORTI COMMERCIALI ITALIA – BRASILE – L’Ambasciata italiana in Brasile, dai dati a sua disposizione, ha potuto trarre una valutazione dell’andamento dell’interscambio tra Italia e Brasile per tutto il 2005. Tali dati confermano un andamento positivo in termini assoluti delle nostra esportazioni, ma non in termini relativi (quote di mercato).  L’Italia ha esportato nel 2005 verso il Brasile per circa 2.276 milioni di USD, con un aumento dell’11,1% rispetto all’anno precedente (i comparti maggiori sono i seguenti: macchine e apparecchi meccanici, prodotti chimici, fibre sintetiche artificiali, prodotti dell’ICT, elettrotecnica, strumenti di precisione, autoveicoli). Le esportazioni brasiliane verso il nostro Paese sono anch’esse aumentate dell’11%, attestandosi a circa 3.224 milioni di USD (i maggiori comparti sono i seguenti: prodotti dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, cuoio e prodotti in cuoio, prodotti delle miniere e cave). La crescita dell’11,1% delle importazioni brasiliane provenienti dall’Italia, però, deve confrontarsi con la crescita di oltre il 17% delle importazioni brasiliane dal mondo, manifestando quindi ancora un decremento delle quote di mercato italiane, che scendono dal 3,3% del 2004 al 3,1% del 2005. Secondo la nostra ambasciata, l’Italia non è stata in grado di approfittare appieno delle potenzialità che il Brasile ha offerto e continua ad offrire, anche in termini strettamente commerciali, e nonostante i “colli di bottiglia” derivanti da tassi di interesse elevatissimi e da dazi ed imposte all’importazione molto onerosi. I nostri tradizionali “punti di forza” dei settori tecnologici (beni strumentali e apparecchiature meccaniche ed elettroniche, mezzi di trasporto), da una parte si sono ulteriormente consolidati, passando dal 51,1% al 51,9% delle importazioni brasiliane dall’Italia, anche grazie alla particolare concentrazione degli acquisti brasiliani in questi settori, ma a loro volta non hanno potuto crescere ai tassi ai quali avrebbero potuto aspirare, alla luce della riconosciuta competitività e qualità delle nostre tecnologie. Le ragioni di tale ridotta crescita sono da ricondursi, da un lato, al fatto che il Brasile ha comprato più macchinari dai Paesi cosiddetti “emergenti” (alcuni Paesi asiatici e soprattutto Cina), ma anche da Paesi europei, come ad esempio la Germania, e, dall’altro, sono da ricondursi alla circostanza che i nostri diretti concorrenti, come ad esempio gli imprenditori tedeschi, in una situazione brasiliana particolarmente complessa riguardo alle condizioni di accesso al credito, estremamente onerose per il piccolo/medio imprenditore locale, hanno potuto godere della presenza diretta molto forte del loro sistema finanziario, soprattutto privato ma anche pubblico, che si è affiancato agli imprenditori per offrire dei “pacchetti finanziari” e delle condizioni di pagamento in genere più vantaggiose per i clienti brasiliani di quanto poteva essere offerto dalle aziende italiane.  In pratica abbiamo scontato un po’ questa oggettiva debolezza del nostro Sistema Paese, alla quale sarà necessario porre rimedio a breve/medio termine. Per quanto concerne gli investimenti secondo i dati definitivi riferibili al 2004, l’Italia ha effettuato investimenti diretti per circa 429 milioni di USD, collocandosi al 10° posto tra i Paesi investitori. Vi è un crescente interesse di piccole e medie aziende italiane a sviluppare rapporti di collaborazione industriale con interlocutori brasiliani, tanto che gli investimenti negli ultimi anni sono aumentati in maniera esponenziale, anche sfruttando le affinità culturali connesse alla forte presenza, soprattutto in alcune aree, di grandi e ricche comunità di oriundi italiani.

INVESTIMENTI E INCENTIVI – La definizione degli incentivi e/o agevolazioni varia a seconda dello Stato in cui si intende realizzare l’investimento, nonché della tipologia di investimento che si intende realizzare, dell’ammontare di tale investimento, della necessità e l’interesse a utilizzare tecnologia e materie-prime/componenti locali, del numero di posti di lavoro da crearsi, il fatturato etc.. Alcuni Stati brasiliani (Bahia, Minas Gerais, Sao Paulo) hanno adottato una propria legge statale per favorire gli investimenti e la partecipazione privata alle iniziative infrastrutturali (i cui regolamenti sono in corso di approvazione). In linea generale possiamo dire che gli incentivi/agevolazioni sono disponibili a livello federale, statale e comunale e possono prevedere la semplice assistenza consulenziale; la donazione del terreno/capannone industriale e la fornitura di tutta l’infrastruttura necessaria; l’addestramento della mano d’opera; la fornitura gratuita (per un periodo definito di tempo) di acqua e energia elettrica; il finanziamento del capitale di giro (lungo termine e a costi bassi); il differimento del pagamento della ICMS (imposta sulla circolazione delle merci e dei servizi); l’esenzione/riduzione tasse e tributi comunali (imposta sui servizi, imposta sui beni immobili ecc.); l’ottenimento facilitato di licenze ambientali e permessi.

APPUNTAMENTO FIERISTCO – Segnaliamo, tra le tantissime fiere, la 22ª edizione di Fispal Tecnologia – Fiera internazionale della tecnologia alimentare, che si terrà a giugno, a cui possono partecipare le aziende del settore della tecnologia alimentare: di imballaggio (flessibili, plastici, cellulosici, legno, vetro, metallo); di processo (automazione industriale, ingredienti e materie-prime, refrigerazione industriale, logistica). Un’opportunità di sviluppo quindi anche per le nostre aziende. 

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